Benessere Organizzativo
Il “benessere organizzativo” per migliorare la produttività, la competitività e la velocità di cambiamento in azienda
Oggi sempre più aziende pongono l’attenzione sul “fattore umano” e sulla “gestione delle risorse umane” all’interno di una organizzazione aziendale.
Così desidero condividere alcune considerazioni sul concetto di “benessere organizzativo” , importante, in questo difficile periodo di crisi che stiamo vivendo, per migliorare la produttività, la competitività e la velocità di cambiamento in azienda, partendo dalla seguente definizione:
“Lo stato di benessere di un’organizzazione altro non è che la misura di un insieme di parametri che descrivono la qualità del clima organizzativo, ossia l’atmosfera che circonda l’intera organizzazione, il livello del morale e l’intensità dei sentimenti di appartenenza e di affezione e buona volontà che si riscontra tra i dipendenti.” (Mullins, 2005)
Negli ultimi anni un numero sempre più crescente di imprese hanno iniziato a volgere l’attenzione al “fattore umano” e all’importanza del “benessere dell’individuo” nell’ambito organizzativo – aziendale, prendendo coscienza che il miglioramento del clima aziendale non solo genera maggiore “qualità” del lavoro ma favorisce anche una maggiore “efficienza”, “produttività” e “capacità all’innovazione”.
Le organizzazioni aziendali che guardano al futuro e al cambiamento stanno di fatto prendendo sempre più consapevolezza che un clima aziendale positivo, dove si favorisca l’assunzione di più responsabilità e un ruolo più attivo e coinvolto da parte del personale dipendente nel svolgere le proprie mansioni e attività, genera di fatto un atteggiamento aziendale di forte motivazione, con miglioramento delle performance aziendali e ottenimento di risultati migliori.
Una corretta organizzazione del lavoro e un’adeguata gestione delle risorse umane genera dunque nel suo complesso quello che viene definito “benessere organizzativo”, con ricadute positive e miglioramento dell’organizzazione aziendale, anche quale possibile strategia per contrastare la crisi.
E’ dato osservare come tale approccio stia sempre più interessando non solo le aziende di grandi dimensioni (che hanno da sempre dimostrato una maggiore attenzione al “fattore umano”) ma anche le micro – piccole aziende che caratterizzano il panorama imprenditoriale del nostro Paese.
Nella sua estesa complessità l’attenzione al “fattore umano” e al “benessere organizzativo” non interessa solamente l’aspetto soggettivo (psico-fisico) del Capitale Umano, ma abbraccia un’insieme più ampio di fattori quali: rapporti e relazioni interpersonali, circolazione delle informazioni e della conoscenza, condizioni ambientali lavorative, pari opportunità e valorizzazione dei lavoratori, organizzazione delle attività lavorative, equità del trattamento retributivo ed imparzialità gestionale da parte dell’imprenditore-titolare d’impresa e/o del suo team dirigenziale.
E’ ormai un dato di fatto che le aziende con lavoratori più soddisfatti e motivati nonché attivamente partecipativi alla vita aziendale risultano essere quelle più efficienti, con significativo ottimizzazione non solo della produttività aziendale ma anche della “soddisfazione del cliente” e con raggiungimento degli obiettivi (opportunamente condivisi) in modo più performante e in tempi più brevi.
[Lo stesso Richard Branson, Fondatore e Presidente dell’impero “Virgin”, in una recente intervista (leggi mio Post del 20/10/14) sottolinea l’importanza di “investire sul benessere dei propri dipendenti e collaboratori” intendendo l’azienda come “una grande famiglia di persone dirette verso un obiettivo”.]
Individuare dunque il “Benessere” come patrimonio fondamentale dell’azienda significa porre al centro dell’attenzione organizzativa << la persona >> la cui soddisfazione e autorealizzazione può e deve essere garantita in quanto fortifica la fiducia in se stesso del dipendente nei confronti dell’organizzazione e quindi il “senso di appartenenza” all’azienda stessa.
Oggi, in un Mercato Globale, per contrastare la crisi viene richiesto all’imprenditore (manager e/o responsabile d’azienda) di investire non solo nella ricerca e nell’innovazione tecnologica, nella differenziazione dei prodotti/servizi e nell’immagine/reputazione aziendale, ma anche tenere in giusta considerazione le diverse esigenze dei suoi lavoratori, per stimolare e favorire la collaborazione al fine del raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Questo significa che nella gestione dell’organizzazione è importante avvicinare le competenze tecniche/professionali alle competenze legate alla sfera emozionale e, in particolare, va tenuto conto dell’ambiente e del clima in cui le risorse umane quotidianamente lavorano.
Questo cambiamento culturale sta contribuendo a rendere tutti gli attori del mondo del lavoro più consapevoli che fattori sociali e psicologici influiscono sulla salute e sullo sviluppo organizzativo, e conseguentemente sulla continuità e successo dell’azienda.
L’impresa che adotta una politica aziendale finalizzata al conseguimento del “benessere organizzativo” dei dipendenti favorisce, per le proprie risorse umane, di fatto:
=> un miglioramento a livello personale della qualità della vita;
=> l’aumento dell’autostima, della motivazione e dell’entusiasmo;
=> un accrescimento delle competenze professionali, stimolo e sviluppo della capacità (interna) di innovare.
I vantaggi derivanti dall’impegno e dalle pratiche concrete atte al miglioramento della soddisfazione e del benessere del dipendente nell’ambiente lavorativo porta d’altro canto l’impresa a:
=> rendere più sicuro e motivante il clima organizzativo aziendale;
=> incrementare la produttività e l’efficienza economica;
=> creare un differenziale competitivo dell’organizzazione e favorire nuove opportunità di mercato;
=> migliorare l’immagine aziendale rafforzando la reputazione;
=> contenere il fenomeno dell’assenteismo e del turnover;
=> sviluppare la collaborazione tra colleghi creando una cultura organizzativa volta a raggiungere in tempi ottimali gli scopi ed eseguire i compiti affidati;
=> favorire il mantenimento e la crescita del Know-how del capitale umano.
Concludo, sottolineando che, se è vero che in questo nostro mondo globalizzato, con un mercato in continua e veloce evoluzione, la possibilità di sopravvivenza di un’impresa risulta direttamente proporzionale alla sua “capacità di innovare”, la forza trainante per uscire dalla crisi è rappresentata dalla “conoscenza” e dalle persone che la generano e la trasferiscono in attività che producono valore per l’azienda in cui operano, per cui la gestione strategica delle risorse umane rappresenta un imperativo categorico per tutte quelle aziende che intendono operare con successo e continuare a far Business nel tempo.
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